Trovato il punto debole delle cellule tumorali resistenti alla chemioterapia
Una delle sfide più grandi nel trattamento del cancro è la resistenza alla terapia. Le cellule tumorali sono infatti straordinariamente resilienti per la loro capacità di adattarsi rapidamente alle sfide del loro ambiente. Tuttavia, nel dirottare le loro risorse per affrontare minacce specifiche, le cellule potrebbero dover fare certi “compromessi”, lasciandole suscettibili ad altre sfide. Comprendere questi punti deboli potrebbe quindi aiutare gli scienziati a identificare nuovi obiettivi per i trattamenti e migliorare le terapie esistenti.
Il meccanismo di azione della chemioterapia
Su questa base un team di ricerca internazionale ha scoperto un punto debole delle cellule tumorali più resistenti, che apre nuove strategie di trattamento nei casi in cui gli agenti chemioterapici convenzionali hanno raggiunto i loro limiti.
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Quando la chemioterapia fallisce, infatti, provoca cambiamenti nelle membrane delle cellule malate che le rendono più vulnerabili: una falla che è possibile sfruttare per distruggerle. La scoperta è pubblicata sulla rivista Nature Communications e si deve, tra gli altri, all’Istituto Michael Popp dell’Università di Innsbruck, in Austria.
La ferroptosi come percorso di morte cellulare
In pratica, inducono una risposta a questo “attacco” che fa incorporare nella membrana una maggiore quantità di acidi grassi polinsaturi. Queste molecole, in alcuni punti della loro struttura, presentano dei legami doppi che causano ripiegamenti: ciò vuol dire che non possono impacchettarsi strettamente tra loro e quindi le membrane che le contengono sono meno solide. Ciò li rende più suscettibili a un particolare percorso di morte cellulare, la “ferroptosi”, durante la quale, gli acidi grassi polinsaturi delle membrane cellulari vengono danneggiati dai radicali dell’ossigeno. Le membrane diventano porose e la cellula muore.